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PROGRAMMA LUGLIO 2024

Seconda edizione “Piccoli Madonnari” al Busi Folla incredibile e tanto colore nel piazzale della Fondazione

Potrebbe essere il sequel del cartone animato della Disney “La carica dei 101”…ma con qualcuno in più. Sono stati infatti 110 i bambini e ragazzi che nella mattinata di lunedì 17 giugno si sono spostati dall’oratorio di Casalmaggiore nella vicina Fondazione Busi.

Si è svolta infatti la seconda edizione dei Piccoli Madonnari, gara dei gessetti estiva che si svolge nel piazzale della Fondazione al fine di regalare una giornata di gioia e freschezza.

Gli ospiti hanno fatto parte integrante dell’organizzazione distribuendo gessi colorati e componendo la giuria che ha decretato i migliori tre.

Il tema di quest’anno del Grest è VIA VAI, il cammino, infatti, costituisce uno dei paradigmi più utilizzati per narrare l’esperienza umana: la vita dell’uomo è sempre cammino attraverso la realtà dentro la quale tutto capita, scopriamo e sopportiamo, progettiamo e realizziamo, spinti da qualcosa, in compagnia di altri.

Terzo classificato è stato Pietro, che ha disegnato una passeggiata in mezzo alla natura. Secondo classificato Davide, che ha disegnato il percorso che porta al paradiso, al purgatorio e all’inferno. Primo classificato Mattia, che ha disegnato il percorso che porta da casa sua all’oratorio. Segnalato il disegno delle animatrici Vero e Aghi.

Oltre ad essere tutti ottimi artisti hanno dimostrato di essere anche ottimi ballerini con un bellissimo balletto finale curato dagli animatori e animatrici.

E infatti il ringraziamento va a loro, insieme a Don Arrigo, che insieme si impegnano ogni giorno per cercare di creare qualcosa di buono per i bambini e i ragazzi della comunità casalasca e per aver portato colore e gioia non solo su di un piazzale ma sicuramente negli occhi e nel cuore degli anziani che per un anno hanno atteso questo momento. Grazie ancora a tutti voi, vi aspettiamo il prossimo anno.

Prima gita culturale del 2024 alla Fondazione Busi

Prima tappa il vicino Palazzo Abbaziale

E’ stato un viaggio meraviglioso a fianco del Duomo e della Fondazione quello vissuto giovedì 13 giugno dagli ospiti della Fondazione Busi.

In accordo col sempre disponibile e impeccabile guida Don Claudio Rubagotti, capofila del recupero del Palazzo Abbaziale, si è svolto questo percorso nell’arte locale. Accompagnati dai famigliari, volontari ed educatori, tanti ospiti insieme ai ragazzi della Comunità “I Girasoli”, sono stati accolti nei bellissimi saloni dell’oratorio, primo antipasto di una cena culturale raffinata. Il palazzo Abbaziale è una sontuosa struttura degli inizi del XVIII secolo e fu fatto erigere dall’Arciprete Fantini. La costruzione si caratterizza per diversi ambienti a piano terra e l’appartamento privato dell’Abate, titolo riservato al parroco di Santo Stefano da papa Pio VI, al primo piano, al quale si accede attraverso un solenne scalone. Il Palazzo fu abitato fino agli anni cinquanta del XX secolo quando, dopo la costruzione della nuova Casa Abbaziale da parte di Monsignor Luigi Brioni, divenne sede dell’Oratorio Maffei. Dopo anni di abbandono il complesso è stato oggetto di una importante ristrutturazione da parte di don Alberto Franzini e da don Cesare Nisoli. A partire dal 2022 è stato avviato il restauro pittorico di quella che era l’abitazione dell’Abate con la scoperta felice di decorazioni barocche e neoclassiche. In questi mesi è in corso il recupero dell’ultima stanza, caratterizzata dalla composizione di finti marmi dal colore rosaceo. Sempre al primo piano è conservata la preziosa Biblioteca che custodisce testi dal XV al XIX secolo, ordinata e catalogata dal Dottor Cirani e dai suoi collaboratori. Si conclude inebriati dal profumo di questi libri, il viaggio all’interno di uno scrigno prezioso ma aperto a tutti, reso ancora più ricco dalla visita di altri gioielli della comunità, i nostri anziani. Nei corsi e ricorsi storici della vita vogliamo immaginare che qualche splendido volto dipinto che ora ha finalmente ritrovato la luce, abbia riconosciuto qualche anziano che da piccolo correva nelle camere di questa struttura riempiendo l’aria di urla di gioia, sicuramente oggi con qualche ruga in più, solchi di una vita di emozioni ma in questo caso segno di un bel sorriso di due persone che dopo anni possono finalmente rivedersi.

 

Per informazioni riguardo le visite guidate contattare Don Claudio Rubagotti tramite telefono al 3452152338 o tramite mail a rubagottidonclaudio@gmail.com

Gina Del Vecchio festeggia le 100 primavere con due sindaci

Se la storia siamo noi – siamo tutti noi come canta Francesco De Gregori – ci sono storie lunghissime, storie che attraversano gli anni e le stagioni, diamanti al vetro da tagliare, rocce che sfidano il tempo, il vento, il mutar dei cieli e delle stagioni. La storia oggi é quella di Gina Del Vecchio, Luigia all’anagrafe. Ieri ha tagliato le 100 primavere, circondata dall’affetto infinito dei propri cari, abbracciata da due diversi sindaci e nella gioia dei tanti che hanno avuto modo di conoscerla anche all’interno dell’RSA dove é ospite.

Gina nasce a Villastrada di Dosolo, secondogenita di una modesta famiglia di tre figli, il 6 maggio del 1924. Una piccola frazione di campagna quella che le ha dato i natali, a vocazione quasi esclusivamente agricola, di un migliaio di anime. Frequenta le elementari e dà una mano alla mamma in casa, mentre impara cucito e ricamo.

Il papà Cesare non é contadino, é un bravo muratore, capocantiere di una piccola impresa edile del paese, mamma Aldina (Alda all’anagrafe) un’ottima sarta e ricamatrice: le fa apprendere (come a tante altre ragazze del paese) l’arte del ricamo che può sempre servire nella vita. La vita corre relativamente tranquilla per la famiglia Del Vecchio, senza particolari problemi. All’arrivo della guerra il maggiore dei fratelli di Gina, Pierino (Pietro all’anagrafe) viene arruolato in Marina. Vi rimane per poco tempo, e sino alla nascita del figlio, per poi fare ritorno verso la bassa. La sorella minore invece, Bice, si sposa giovanissima e si trasferisce a Milano.

A 24 anni, nel 1948, anche Gina si sposa. Marito diventa Alberto Taracchini di Rivarolo del Re. Fatale fu la balera, dove i due si conobbero. Era il passatempo di allora, ascoltar musica, ballare e magari innamorarsi come successe a Rivarolo del Re. Ci si arrivava nei fine settimana in bicicletta, sulle sterrate di campagna. Erano i tempi della ricostruzione, la guerra alle spalle e tantissima voglia di andare avanti. Da quel matrimonio del 1948 e dopo il trasferimento a Rivarolo del Re, il paese di Alberto, nascono Luciano (conosciuto a Casalmaggiore, per tanti anni direttore amministrativo della Casa di Riposo Busi) e Augusta. Gina si dedica con immenso amore a loro, ma nello stesso tempo e con la stessa energia riesce a dare una mano al marito che, attiguo alla casa, gestisce un negozio di idraulico.

Non fa mancare nulla ai figli Gina, vive per loro, li alleva con infinito amore. Ogni soldo che riesce a mettere da parte é per loro. Nel 1960 decide che é tempo, anche per avere una vita più agiata e maggiori disponibilità, di intraprendere una propria attività commerciale e apre un negozio di frutta e verdura che gestirà sino a metà degli anni ’70. Non è per nulla semplice: i figli piccoli da accudire, Alberto da aiutare e l’ortofrutta da portare avanti, con gli approvvigionamenti e tutto quel che ne consegue. Ma lei – nel fiore degli anni – é una roccia, diamante che taglia il vetro, una vera e propria instancabile forza della natura.

Negli anni 80 termina la casa a Rivarolo del Re, quella che aveva sempre sognato. E lo fa con orgoglio perché quella casa é fatta dei suoi risparmi, della sua forza e del suo coraggio. Nel 2002 Alberto si spegne. Lei decide di continuare a vivere in quella casa di Rivarolo.

Forte coma pietra posta a testata d’angolo, nessuno ricorda con lei uno screzio o una discussione: il suo carattere è sempre stato mite e gioviale e a Rivarolo si fatica a dimenticare il filos davanti alla sua casa, filos che la vedeva coinvolta: una decina di persone, le chiacchiere serali, la voglia di stare insieme nella maniera più semplice e immediata con le persone, non dimenticando mai di guardare negli occhi e di sorridere. Tante parole, nel tempo in cui il sole cade giù. L’empatia e la simpatia di una donna fuori dal comune e le amiche che sono rimaste a Rivarolo che ancora parlano di lei con una certa malinconia.

Gina é rimasta autonoma sino a quattro anni fa. Ed ora é al Busi, costantemente seguita, e coccolata, ed amata da una famiglia forte, anzi fortissima proprio come lei. Il sangue, tutta questione di sangue. A farle festa oltre ai familiari, il sindaco di Casalmaggiore Filippo Bongiovanni e quello del suo paese adottivo, Rivarolo del Re, Luca Zanichelli. “Festeggiare la bisnonna Gina – ha detto Luca –  è stata un’emozione forte, come sempre impeccabile l’eleganza e la accuratezza del make-up, sorridente e pronta alla battuta. Auguroni carissima Gina, abbraccio da tutta la Comunità di Rivarolo del Re ed Uniti“.

Luigia Delvecchio ha compiuto 100 anni in la Fondazione Busi, la signora, ancora assai lucida e arzilla, di Rivarolo del Re, ma con figli, nipoti e bisnipoti residenti a Casalmaggiore, ha festeggiato assieme ai parenti, agli altri ospiti, dipendenti, al parroco, a me e al collega Luca Zanichelli“. E’ stata una bella festa insomma, strameritata.

Forte come la roccia, impeccabile, piccolina, sorridente. Ed anche da parte nostra i migliori auguri di buon compleanno per queste 100, bellissime e dolcissime primavere.

Na.Co.

Galle, amore e fantasia. Per carnevale i dolci fatti in casa dai residenti della Fondazione Busi.

Prendiamo in prestito il titolo del film “Pane, amore e fantasia” e cambiamo la prima parola, prendiamo in prestito il paesino di Sagliena (che non esiste) nel quale è ambientato e cambiamolo in Casalmaggiore, ora ci siamo, benvenuti alla Fondazione Busi.

Eccoci così a lunedì 12 febbraio dove un bel gruppo di residenti nel Salone Marinai allestito per l’occasione, ha potuto dare sfoggio delle proprie qualità culinarie per fare a mano i dolci di carnevale. Valorizzando l’unicità delle persone e quindi abbinando un grembiule ad ogni personalità, chi a quadri, chi a tinta unita, chi a fiori, chi natalizio (il Natale quando arriva arriva), si è dato sfogo alla voglia di saper fare. Tre le macchine della pasta, una addirittura proveniente della storica Trattoria “Tratto bene”, hanno passato metri di sfoglia per realizzare le galle (o chiacchiere, o lattughe), fritte poi nella cucina della Fondazione, per il giorno dopo.

Così il 13 febbraio nel pomeriggio, un serpentone di mascherine arricchito dalla presenza e dall’allegria dei bambini del catechismo delle elementari e medie con le loro catechiste e alcune mamme, ha fatto visita a tutti i reparti della struttura per condividere musiche, canti e questi favolosi dolci.

Domenica 11 febbraio era stata celebrata la S.Messa per la Giornata del Malato dal cappellano don Claudio.

Gli ospiti, rallegrati da queste giornate, hanno apprezzato tantissimo questi dolci fatti in casa diventati ancora più buoni perché fatti con le loro mani e soprattutto perché, dopo il laboratorio, siano uscite galle, amore e fantasia.

 

 

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